Saga di donne, di povera gente, ambientata in un valle alpina, nella quale chi abbia vissuto sui monti facilmente potrà riconoscere un po’ della propria terra e il suo volto duro, scolpito sulla macina della vita con ostinazione e fatica.
Alcune storie narrate in questo libro sono germogliate dalle testimonianze raccolte, alcune dalla fantasia; ma tutti gli episodi e i dialoghi nascono da una commossa simpatia per le donne, in particolare le capraie, che ho conosciuto e hanno voluto condividere pensieri e ricordi della loro vita tra le montagne.
VINCITORE DEL PREMIO NAZIONALE PER TRADUZIONI DA LINGUE SLAVE POLSKI KOT – III edizione, 2017
E io vidi un cavallo giallastro. Colui che lo cavalcava si chiamava Morte; e gli veniva dietro l’Inferno. Fu dato loro potere sopra la quarta parte della terra per sterminare con la spada, con la fame, con la peste e con le fiere della terra. (Ap. 6,8)
Simile al quarto cavaliere dell’Apocalisse, una legione di fanatici, burocrati e guardie, agli inizi degli anni 1930, condannava alla morte per fame un innumerevole numero – dicono almeno due milioni – di contadini ucraini che non si erano piegati alla collettivizzazione forzata.
È un capitolo della secolare guerra ai contadini – che sotto molte forme non è mai terminata – poco noto in Italia: Vasyl’ lo racconta in questo romanzo, attraverso la storia di una famiglia.
Straordinario affresco del mondo rurale, scritto attraverso le parole quotidiane e le forme espressive del dialetto: lingua quotidiana, da giocolieri, senza limiti, sfrenata, incontenibile, dove il significato delle parole spesso nasce dal loro suono e le parole hanno una forma quasi materiale, quasi fisica. Difficile da riassumere in un solo genere, questo è un libro di narrativa, ma anche di linguistica, antropologia, psicologia del profondo, soprattutto di memoria, ed è un tributo empatico e vissuto al mondo contadino.
che emerge a sorpresa, che determina una coloritura particolare e, soprattutto, è all’origine della musicalità unica del nostro lessico quotidiano.
Siamo parlati da una lingua segreta da cui ereditiamo il carattere, che dà forma al nostro essere al mondo, che è sostanza dei nostri sogni.
opera vincitrice del premio letterario ‘Parole di Terra’ – I ed. 2014
Un vecchio e un giovane, uomini di paese, di poche parole, cacciatori appassionati, esperti cercatori di funghi, e un borgo abbandonato, con le sue pietre, gli abitanti che se ne sono andati e le storie prossime a essere dimenticate.
Dall’amicizia di Vittorio e Lorenzo nasce il sogno di fare rinascere il borgo.