Un racconto avvincente, ambientato in una Napoli anni ’70 caotica e pirotecnica, dove uno zio appassionato alla musica fino al delirio prova ad ammaestrare il nipote alle sublimi vette dei Preludi di Liszt. Tutta la frustrazione di una vita trascinata nel sottosuolo del quotidiano si riversa nel sogni di altezza e riscatto, di elevazione e trascendenza dello zio Carlo. Ne sgorga un controcanto carico di passione, di slancio insieme eroico e donchisciottesco verso qualcosa di indefinito, troppo sovrumano per essere raccontato se non con la struggente musica dei Preludi. Tutto diverrà sarabanda, funambolica volatile leggerezza, insieme tragica e solare. E sullo sfondo la cima del gigante Vesuvio, che si eleva sopra i vicoli, il traffico e le miserie della città, e un giorno sarà scalato da zio e nipote, proprio come il crescendo di quella vertiginosa cattedrale di note, in una radiosa mattina di marzo
PUPAZZI, MARE E CUPCAKES: LE PERIPEZIE DI AGATA, UN PERSONAGGIO AL QUALE NON POTRAI NON AFFEZIONARTI
Succede a volte che la vita che si credeva sarebbe scorsa sui soliti binari si interrompa e diventi essenziale reimmaginare il proprio futuro. È quello che capita ad Agata quando perde il lavoro: è single e apparentemente senza prospettive. Inseguita, o perseguitata, dalle stravaganti proposte lavorative di sua sorella e dalle afflizioni materne, sogna di dedicarsi alla sua grande passione: la creazione di pupazzi. Ma il mondo la reclama, e così suo malgrado, ma non troppo, riprenderà in mano la propria esistenza gettando il cuore oltre l’ostacolo.
Estate in una cittadina industriale. Alcuni pensionati si ritrovano per coltivare l’orto in riva al fiume, lontano dalla città. L’assessore all’urbanistica ha dei progetti diversi. Ma le cose sepolte nel passato tornano spesso a galla, obbligando le persone a cambiare i loro programmi. La colonia di vecchietti saprà resistere alle novità? Riusciranno a passare l’estate fra le loro baracche, nei loro piccoli orti, con le loro quotidiane complicazioni? Gli orti di periferia sono luoghi di resistenza umana: sopportano la città, la violenza del potere, gli anni che passano, forti della pazienza dei vinti.
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