Acciughe, Aglio, Aia, Alzheimer… Bacio, Balaustra, Banca, Bar… Cabala, Caffè, Camminare, Campagna… Dazio, Decima, Diavolo, Dio… Eccessi, Eco, Elettroshock, Epochè… Fagioli, Falce messoria, Falò, Farinata… Gabbiani, Gaggìe, Galera, Gelo… e così via, per altre decine e decine di voci, fino a comporre una fitta mappa del Genovesato e dell’Alto Monferrato, tessuta con fili corali di memoria e di emozioni dolciamare.
Un sorriso triste e operoso degradante sul mare: così la Liguria si presenta allo sguardo di Pino Petruzzelli, che, ascoltando i suoi vignaioli, la percorre da Ventimiglia a Sarzana, risalendo le sue terrazze, come in pellegrinaggio a un sacro monte. E i vignaioli, sguardo divertito e denti stretti, memoria tesa tra passato prossimo e futuro eventuale (maniman), aprono uno spartito costellato di Bianchetta, Ciliegiolo, Cimixià, Granaccia, Lumassina, Ormeasco, Pigato, Rossese, Sciacchetrà, Timorasso, Vermentino, e raccontano, raccontano.
Molto è stato detto e scritto sul vino, sui suoi profumi, sui suoi sentori: Io sono il mio lavoro non parla di questo. Non c’è spazio per profumi di mela verde o pesca o ginestra o banana. L’unico profumo presente è quello della dignità e della bellezza.
Ce l’ho ancora davanti agli occhi quell’immagine: mia moglie con il vestito da sposa bagnato fradicio, in piedi davanti alla vigna, che piange. Ma l’anno dopo fu un’annata straordinaria: raccogliemmo della splendida uva e nacque il nostro primo figlio.
Nel segreto di una lapide di epoca “longobarda” affiorano i desideri, le alleanze e le tensioni che animano la vita di una comunità rurale nel corso del XVIII secolo. Il libro racconta un processo di invenzione della tradizione, mostra uno spaccato inedito sulla forma interna delle parentele e la loro ripartizione in segmenti, parla di scritture domestiche, soprannomi collettivi, politiche del prestigio e strategie familiari per l’accesso alle risorse comuni. Nella storia intima di una valle raccontata in un saggio di antropologia storica, un modello innovativo per rileggere la storia locale.
Un antico ricettario ligure riemerge dai magazzini di una biblioteca nella sua edizione originale.
La vera cucina genovese di Emanuele Rossi, 656 ricette racchiuse in ventotto capitoli: un viaggio all’indietro nel tempo, per indagare e comprendere l’autentica cucina ottocentesca, con gli ingredienti, gli strumenti e i procedimenti originali.
Prima edizione di un importante e tra i più antichi ricettari della cucina ligure.
IN GIRO PER GENOVA
ATTRAVERSO UNA CITTÀCHE NON TI ASPETTI
Questa − così la raccontano Simona Ugolotti e Gianni Priano: con le immagini lei e lui con le parole − non è una Genova per turisti, per cacciatori di fotogrammi da social o di souvenir o di emozioni predigerite dalle guide patinate. Questa è la città di un’artista e di uno scrittore, dove la bellezza è inscritta nei margini, nei resti, nelle persone storte come la loro vita, nelle vie strette come le porte evangeliche che aprono alla luce.
Un libro scritto passo dopo passo (con i piedi, come bisognerebbe fossero scritti un po’ tutti i libri che parlano di luoghi e di terra) e da leggere come una via lucis, una stazione dopo l’altra: a ogni stazione una meditazione sulla vita sguardata rasoterra o dietro le lenti di un bicchiere.