In questi anni le api stanno subendo perdite devastanti e gli apiari si riducono drasticamente, in alcune località rischiano la scomparsa. Cosa c’è dietro questa distruzione? E quanto pesa per tutta l’agricoltura, per la quale gli insetti impollinatori come le api sono un anello fondamentale, insostituibile? Per le sue implicazioni, infatti, l’apicoltura è vera agricoltura anche se può essere esercitata da chi è senza terra. Intanto, in una battaglia combattuta a colpi di informazione e disinformazione, nell’opinione pubblica – soprattutto tra gli agricoltori – sta crescendo la sensibilità e la consapevolezza verso un problema che rischia di avere ripercussioni epocali. Ma nello stesso tempo si affacciano nuove soluzioni, nuove prospettive che – viaggiando dalle pianure romene al Kosovo del dopoguerra, dai siti remoti in Slovenia e Svezia al cuore urbano di Parigi e Londra – l’autrice esplora per capire meglio cosa si può fare in questo momento cruciale per l’apicoltura e, più in generale, per l’intera comunità dei viventi.
Quarant’anni di ricerca dedicati alla genetica delle popolazioni di cereali, orientata da una scelta di campo precisa: la ricerca in agricoltura deve servire innanzitutto ai contadini, a fare crescere i loro raccolti e nello stesso tempo, e inscindibilmente, a dare valore alle conoscenze e ad aumentare la loro autonomia. Quarant’anni di opposizione dura e argomentata, sul piano scientifico prima che politico, alla Rivoluzione Verde, al neocolonialismo delle multinazionali del seme (qualche volta anche con la connivenza dei centri internazionali di ricerca) e al loro tentativo – fin troppo ben riuscito – di erodere e ridurre la biodiversità al proprio servizio, cancellando secoli di selezione locale e patrimoni di varietà selezionate e tramandate nel tempo delle generazioni.
Nel corso degli anni Trenta, milioni di contadini, a ovest come a est, sono costretti a lasciare per sempre la propria terra per andare incontro a un destino di sofferenza e miseria negli Stati Uniti, di dolore e morte in Unione Sovietica. Una clamorosa inchiesta giornalistica di John Steinbeck e il crudo realismo delle immagini di Dorothea Lange ci accompagnano in un viaggio lungo le grandi arterie stradali americane, dove i contadini, trasformati in migranti, sciamano in direzione della California, carichi di speranze che ben presto si riveleranno illusorie…
Una vita straordinaria, quella del ‘giardiniere di Calvino’, raccontata in prima persona con penna leggera, libera e appassionata, e accompagnata dai taccuini dedicati agli studi sugli alberi, al mimetismo in natura, alla teoria degli innesti all’agricoltura biologica.
Prima traduzione italiana del capolavoro di uno dei giganti della genetica agraria del Novecento, il primo a riconoscere i centri di origine delle piante coltivate e a capire che la conservazione della diversità è essenziale per lo sviluppo dell’agricoltura e la sopravvivenza dell’umanità.
Nelle ricerche di Nikolaj Vavilov trovano fondamento gli attuali studi sulla genetica delle popolazioni e sulla biodiversità agraria.
I giorni più adatti, durante il mese lunare, per concimare, seminare, lavorare i campi, raccogliere i frutti, mettere a fermentare i mosti, innestare, potare, tagliare la legna, allevare i bachi da seta, per fare schiudere le uova dei pulcini, somministrare il verderame, tagliare le erbe da foraggio…
Con i segreti della luna di agosto, quelli della buona vinificazione e, in appendice, il metodo per calcolare con la chiave dell’epatta l’età della luna.
Questo libro è il frutto di 35 anni di ricerche ed esperienze sul campo, condotte insieme con i contadini e le contadine del Medio Oriente e del Corno d’Africa, per giungere a sostituire alle varietà imposte dalle multinazionali del seme, uniformi e incapaci di adattamento, i miscugli e le popolazioni vegetali custodite e selezionate direttamente dai coltivatori con la partecipazione collaborativa dei ricercatori.
Il passaggio dall’uniformità alla mescolanza offre la risposta più forte e convincente alla crescente erosione del patrimonio di biodiversità, e all’odierno modello dominante di agricoltura.
Cercare semi, Varietà tradizionali, I semi del corredo, Orti di periferia, Conservare la diversità, Comunanze, Prezzo giusto, Il tempo dei contadini, Costumi di un altro tempo, Fatevi le vostre varietà, Scambio dei semi e diritto originario…: sono alcuni tra gli argomenti presentati in questa raccolta dove, riassunto, vive un percorso di riflessione e di azione intrapreso dall’autore, dentro e intorno al mondo rurale, dai primi anni 1980 fino a oggi, per sostenere un primato morale delle varietà agricole tradizionali, fino a quando non sono diventate oggetto di culto e ostentazione di una nuova ideologia urbana.
Pierre Rabhi, avendolo vissuto per esperienza diretta, ci chiama qui a un atto di riconciliazione urgente, sia reale sia simbolica, tanto essenziale nella sostanza pratica quanto profondamente religiosa. La riconciliazione con la nostra madre terra è persino più urgente della riconciliazione tra gli uomini, poiché la nostra vita dipende dalla nostra terra. Nessuna vita sopravvive su di una terra morta. Rabhi ci presenta sotto forma di racconto la triste storia dell’arroganza umana che, volendo dominare la vita, la distrugge; volendo dominare le specie, le annienta; volendo dominare la terra, la mutila, la tortura, la dissacra.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.